TEATRO CIVILE E SACRA RAPPRESENTAZIONE: SU ALCUNE TRAGEDIE DI ENRICO PEA

[di Itala Tambasco]   Pea affiancò costantemente l’attività di drammaturgo e di promotore di spettacoli a quella di romanziere e di poeta. Il teatro è lo strumento espressivo al quale si affidò per tutta la vita, complici le memorie dell’infanzia legate agli spettacoli dei maggi, la suggestione delle fole e degli strambotti della letteratura popolare che fu un’importante fonte d’ispirazione per lo scrittore versiliese. Delle sue fatiche teatrali la critica, Montale in primis, lamentò un giudizio alquanto “al ribasso” per «un uomo a cui mancò ogni forma di engagement, sia nella politica che nella cricche letterarie» (1965: 11; cfr. Del Beccaro, 1954). In Egitto, dove si trasferì nel 1896, iniziò la sua attività di fabbricante di mobili, costantemente intervallata dalla frequentazione della Baracca Rossa, luogo d’incontro di ribelli, idealisti ed emarginati (Bettini, 1976: 81-88) destinata a diventare celebre per il ruolo giocato nella vita di molti intellettuali fra cui l’amico Ungaretti, decisivo per il contatto con i fratelli e scrittori francesi, Leone ed Enrico Thuile ai quali lo affidò affinché lo consigliassero al meglio per l’ideazione del copione incentrato sul tradimento di Giuda, male accolto dallo stesso poeta che non riteneva la drammatizzazione il codice più idoneo all’idea peiana. Rientrato… Continua a leggere

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PUBBLICO E TEATRO IN CAPITANATA NELL’OTTOCENTO

[di Matteo Caputo]   Se volessimo trovare un aspetto della cultura che per secoli è stato protagonista della vita di interi popoli almeno fino alla nascita della società di massa novecentesca, dovremmo individuarlo nel teatro. A dispetto della percezione contemporanea – influenzata peraltro anche da nuove forme di proposte culturali – la quale vede il teatro come luogo d’élite, quando non addirittura inaccessibile all’intelligenza dello spettatore, se non nei casi che rientrano nel perimetro della tradizione (Allegri, 2018), esso ha avuto ed ha tuttora la capacità di aggregare le più disparate classi sociali, pur con tutte le demarcazioni spaziali del caso. La situazione in Capitanata non è diversa, soprattutto in un periodo denso di trasformazioni sociali e politiche per la penisola quale è l’Ottocento. Proveremo, pertanto, a capire quale sia stato l’impatto di un istituto culturale importante come quello del teatro lungo l’arco di questo secolo – con l’importante spartiacque dell’Unità d’Italia – sulla popolazione di Capitanata. Partiamo da un dato non secondario, ossia i movimenti di assestamento che in questo periodo conosce il nord della Puglia, la quale arriva piuttosto tardi a inquadrare la città di Foggia come centro anche politico: basti considerare che le due città che tengono… Continua a leggere

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QUANDO IL DOLORE DIVENTA MASCHERA. Il teatro di Niccolò Campani come dispositivo di cittadinanza

[di Ilenia Del Gaudio]   Pubblicato a Venezia per Nicolò Zoppino nel 1521, il Lamento di quel tribulato di Strascino Campana Senese sopra el male incognito: el quale tratta de la Patientia, & impatientia in ottava rima: opera molto piacevole è l’unica opera di Niccolò Campani stampata a sua cura con una esplicita assunzione di autorialità, a conclusione di un lungo processo compositivo e performativo. Si tratta di un poemetto di 173 stanze, che racconta, con toni diversi, la disperata lotta del protagonista-narratore verso la malattia contratta nel 1503, il “mal francese”[1], il dolore fisico provato, i molteplici rimedi adottati e, infine, l’avvenuta guarigione, registrata all’altezza del 1511. Dal punto di vista contenutistico, il racconto autobiografico, che vede riferimenti alla cronaca coeva, si dipana tra invocazioni religiose e invettive quasi blasfeme; dal punto di vista formale, invece, l’opera è alquanto singolare nel panorama della produzione letteraria, poiché contiene stilemi propri della poesia narrativa e strutture tipiche dell’avviso[2], tradizione marcatamente popolare da cui solo molto tardivamente l’autore si distacca, quando, cioè, convertirà l’opera canterina in forma di libro. In origine, il Lamento rappresentava, infatti, la sua performance più fortunata, sperimentata a Roma fin dal 1508, quando, già ammalato, decise di porre… Continua a leggere

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PER UNA CRITICA «INDULGENTE» A UNA SOCIETÀ DI STAMPO BORGHESE: il teatro di Sabatino Lopez tra «morale assoluta» e «morale che corre»

[di Alessia Russo]   Sabatino Lopez è interprete camaleontico – in virtù del proprio status sociale – e sui generis della società borghese di fine Ottocento, tanto da posizionarsi, a buon diritto, in quel circolo di autori che hanno interpretato, indagato e descritto il sistema di valori che fu, di quella società, vessillo inconfondibile e caratterizzante (Possenti, 1920: 94)[1]. Entrando in medias res, sembra necessario spendere qualche parola intorno alla definizione di “natura ambivalente”, dote che il nostro autore ammirava anche nella performance teatrale, rendendo omaggio alla capacità d’essere uno e molti, conquistando così l’intero pubblico in sala (Giovanelli, 2003); chiarezza espositiva, duttilità di linguaggio, iterazione di temi, sono soltanto alcuni degli strumenti con cui l’autore sintetizza – apparentemente, s’intende – l’amarezza latente di uno sguardo lucido e sapiente con «la simpatia per l’arte semplice» (Possenti, 1920: 95), la «buona signora (ma non molto)» (ivi: 98), metafora interpretativa di cui ci informa Possenti e che sembra ricalcare il Così è (Se vi pare) di pirandelliana memoria. Il Lopez chiarisce, attraverso la critica alla leziosità creativa del D’Annunzio, la necessità di verità e schiettezza contro parole e idee «artificiose» e «fuori della naturalezza e della verità» (Giovanelli, 2003: 47). Si forma… Continua a leggere

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ARCHETIPI DEL POTERE NELLA LIBRETTISTICA VENEZIANA DEL XVII SECOLO: il tiranno effeminato e la virago

[di Rosanna Cappiello]     Dolce cambio di natura, / donna in uomo trasformarsi / uomo in donna tramutarsi, / variar nome e figura. / Non son più Fillide bella, / Son Achille oggi tornato: / quanti invidiano il mio stato, / per far l’uomo, e la donzella / Io per me non vedea l’ora, / di tornar maschio guerriere; / molti son d’altro parere, / resterian femmine ogn’ora (Strozzi, 1641: 37).   Giulio Strozzi ne La finta pazza, portata in scena a Venezia su musica di Francesco Sacrati in occasione dell’inaugurazione del Teatro Novissimo del 1641, riscrive il topico episodio di Achille nell’isola del re Licomede, lì relegato dalla madre Tetide per proteggerlo dal richiamo della guerra di Troia. Proprio in quest’occasione, per celare la sua vera identità, l’eroe di Ftia è costretto ad assumere il nome di Fillide e a nascondersi tra le donne. Il tema del travestimento maschile su cui si impernia il dramma di Strozzi favorisce quei rivolgimenti di trama dettati dall’interna opposizione che si verifica nell’animo del Pelide: per natura bellicoso e pronto all’azione, deve ricacciare indietro le sue pulsioni, mascherandole con i femminei atteggiamenti della donna di corte. Questo contrasto interno ascrive il dramma nella… Continua a leggere

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“POESIA COME AZIONE”: aspetti etico-civili nella poesia da recita di Elio Pagliarani

[di Annasara Bucci]   Nel variegato panorama poetico degli anni Sessanta, che vede il Gruppo 63 come nucleo concettuale primigenio per le sperimentazioni artistiche di questa seconda metà del secolo, Elio Pagliarani assume una postura di particolare interesse nei confronti del linguaggio della poesia, maturando i suoi frutti di sperimentazione letteraria anche attraverso il mezzo teatrale. La passione del poeta Pagliarani lettore e scrittore di testi teatrali si concretizzerà altresì nella collaborazione con «Paese Sera», collaborazione che lo impegnerà fino al 1985 come critico teatrale sulle pagine del periodico. Per percepire quanto intimi sussistano i rapporti tra poesia e teatro nell’intelligenza e nella pratica creativa del poeta di Viserba, si consideri un testo utilissimo rimasto inedito per molti anni: si tratta di un manifesto di poetica presente sul verso del programma di uno spettacolo svoltosi al teatro Parioli di Roma il 6 giugno 1965. Nel vivace contesto culturale di quegli anni, risultato dell’approdo del Living Theatre nella capitale romana e dell’ampio spettro di soluzioni originali nella dimensione operativa dei palcoscenici europei ed italiani della seconda parte del secolo, la compagnia Teatro dei Novissimi mette in scena i testi di quattro autori attivi in quegli stessi anni sotto il punto di… Continua a leggere

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LA FUNZIONE CIVILIZZATRICE DEGLI ESULI TEBANI DI FRANCESCO MARIO PAGANO

[di Federica Maria Buono]   Nella seconda metà del Settecento sulle scene del teatro italiano ritornò in auge la compostezza classica. All’indomani della fondazione dell’Arcadia (1690), non troviamo quasi nessun letterato che non prenda le distanze dal secolo precedente, considerato corrotto e licenzioso; ciò avrà come conseguenza la formalizzazione di nuove forme tragiche, attraverso la ripresa dei principi espressi all’interno della Poetica di Aristotele, nonché la nascita della storia del teatro come storia dei generi drammatici (Guccini, 1988: 9-66). Dagli anni Settanta del Settecento si iniziò a dare una maggiore articolazione progettuale al teatro, data la sempre crescente sensibilità civile da parte degli intellettuali, che vedeva nelle manifestazioni pubbliche importanti occasioni per formare la comunità dal punto di vista culturale. Nel complesso, il teatro del Settecento si delinea come l’insieme di culture e prassi differenti, che generano manifestazioni sceniche o letterarie che influenzano il contesto in modo discontinuo ma netto, come ad esempio fa Alfieri, o finiscono col modificarlo radicalmente, basti pensare alle rappresentazioni tragiche con la partecipazione di attori professionisti, con Riccoboni (Tessari, 1995: 3-51), Miti e Zanarini. A Napoli i Borboni si impegnarono enormemente per la riorganizzazione del teatro (Greco, 1981): dalla programmazione, la stipula dei contratti tramite l’impresario… Continua a leggere

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«L’ARTE COSÌ DETTA EDUCATIVA NON GIOVA NEMMENO AL POPOLO»: la intrinseca politicità del teatro di Sem Benelli

[di Simona Bordasco]   «Sentii che per essere scrittore di teatro bisognava avere una missione: voleva dire di essere apostoli, materni, creativi, rivoluzionari, politici anche» (Benelli, 1933: 10). Così, tra le pagine del periodico «Comoedia», rievocava gli sviluppi della sua vocazione al teatro il pratese Sem Benelli, la cui produzione risulta poco frequentata dalla critica odierna. La ricognizione testuale tentata quasi un decennio fa (Tomassini, 2015) riscontra ancora poco seguito tra gli italianisti (Palumbo, 2020), mentre un resoconto biografico è venuto dagli ambienti storiografici con l’intento, piuttosto, di ricostruire la storia della cultura e politica italiana del primo Novecento (Antonini, 2012). Altrettanto scarsamente noto risulta Benelli al grande pubblico, se non per La cena delle beffe, la sua pièce più acclamata, rimasta tale a distanza di anni dal debutto al Teatro Argentina di Roma nel 1909, anche quando fu riportata in scena nel 1924 con la musica di Umberto Giordano. Tradotta in varie lingue, lo consacrò come drammaturgo a livello internazionale, procurandogli quell’unanime consenso dei recensori che è rimasto un episodio raro nella sua prolifica carriera e ad essa è associato oggi il suo nome, complice da un lato la trasposizione cinematografica diretta da Alessandro Blasetti nel 1942, e dall’altro… Continua a leggere

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UN OTTOBRE TEATRALE. Cartoline di viaggio (parte prima)

[di Marco De Marinis] Nello scorso ottobre mi è capitato di viaggiare lungo tutta la penisola per visitare varie tribù teatrali. Per lo più si è trattato di tribù che conosco e frequento da anni, ma non sono mancate le novità e le sorprese. Parlo di realtà anche molto diverse fra loro ma accomunate da alcuni tratti, a cominciare dalla  perifericità rispetto al sistema teatrale. Un altro tratto condiviso è la pratica del gruppo come qualcosa di diverso dalla compagnia. Infine, la dedizione testarda, aldilà di mode e tendenze, al lavoro dell’attore, inteso come pratica artistica, sociale e personale. Potremmo dire che queste tribù appartengono in senso lato al vasto arcipelago del Terzo Teatro, che Eugenio Barba battezzò nel lontano 1976 e di cui si sta tornando a parlare da alcuni anni con nuovo interesse. Desidero condividere con il lettore le tappe di questo mio “ottobre teatrale”, inviandogli delle cartoline di viaggio. ………. 5-7 ottobre, Lecce. “Now is Time”: inaugurazione del LAFLIS 5 ottobre – Sono nella città salentina per l’inaugurazione del Living Archive Floatings Islands (LAFLIS), in cui Eugenio Barba, con l’aiuto di Julia Varley, e grazie all’appoggio di varie istituzioni pugliesi,  ha raccolto i materiali di un’intera vita professionale,… Continua a leggere

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A NEW YORK

[di Fabio Acca] La tappa di New York, nell’ottobre/novembre del 2019, costituisce per Carboni un importante momento di studio e di riflessione sugli aspetti fondanti la ricerca, ma anche di consolidamento progettuale, in ragione non solo degli incontri con luoghi e persone dell’ambito culturale cittadino, ma soprattutto per la necessaria qualità di sintesi dettata dall’esposizione insieme pubblica, teorica e performativa, realizzata dall’artista in alcuni momenti intermedi e a conclusione della residenza. Inizialmente Carboni si concentra sull’analisi delle strutture primarie e su come queste si collocano, nei prodromi della sua personale ricerca, in un contesto di elaborazione urbana, i cui esiti espone nel corso di una lecture alla New School (24 ottobre); poi a seguire approfondisce il lascito culturale della tradizione minimalista americana. L’oggetto di interesse verte, in particolare, sull’idea che tali forme innescano una relazione con lo spazio in funzione del loro posizionamento. Un principio che Carboni affronta anche in termini di indagine storica, in una full immersion di tre giorni, grazie alla consultazione presso il MoMA di materiali e documenti originali, realizzati in particolare in occasione della prima mostra minimalista, Primary Structures, nel 1966, al Jewish Museum di New York[1]. Se quello cartografico costituisce per Carboni un modello di… Continua a leggere

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