FOCUS 5 | IN THE FRAME OF ÀMINA: ALESSANDRO CARBONI – Dalla Sardegna a New York, e ritorno

[di Fabio Acca] Alessandro Carboni è un artista visivo, performer, coreografo e ricercatore, la cui produzione artistica e concettuale ruota intorno alla complessa rete di corrispondenze e permutazioni che intercorrono tra lo spazio e i suoi elementi costitutivi (persone, luoghi, relazioni, significati) a partire dalla nozione di “cartografia”, intesa – secondo la definizione del vocabolario Treccani adottata dallo stesso Carboni – come «rappresentazione ridotta della superficie terrestre e dei fenomeni che su di essa si osservano e si svolgono»[1]. Attivo sulla scena italiana e internazionale dalla fine degli anni Novanta, si può dire appartenga alla generazione di artisti che risponde alle sollecitazioni del contemporaneo individuabili sempre più come territorio “anfibio” e di confine tra le arti. Un ambito in cui la scrittura scenica, spesso applicata anche al contesto urbano, diviene un efficacissimo campo di sperimentazione, facendosi portatrice di una dimensione ampia ed elastica del performativo senza tuttavia rinunciare a valori riconducibili anche a una sensibilità direttamente organica ai sistemi della coreografia e della danza[2]. In particolare, nei suoi progetti Carboni mette in campo vuoi «pratiche di embodiment, facendo del corpo lo strumento per ripercorre dinamiche dello spazio e componendo un archivio di materiali come fossero “reportage performativi”»[3], vuoi lo spazio… Continua a leggere

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FOCUS 4 | TERZO TEATRO: IERI, OGGI, DOMANI – Per una documentazione del convegno del 18 marzo 2017

[di Roberta Ferraresi] Giunge a pubblicazione nel contesto di «Culture Teatrali» la documentazione del convegno Terzo Teatro: ieri, oggi, domani, curato da Marco De Marinis e Roberta Ferraresi per il Centro “La Soffitta” del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna il 18 marzo 2017, a conclusione di un progetto interamente dedicato al Terzo Teatro che si è sviluppato inoltre con una rassegna di spettacoli che ha visto in scena gruppi di differente provenienza, generazione, linguaggio (in ordine cronologico: Teatro dei Venti, Teatro Akropolis, Instabili Vaganti, Teatro dell’Albero, Teatro Potlach). Il convegno posto a chiusura del progetto era articolato attraverso due tavoli di discussione, introdotti da interventi di studiosi particolarmente vicini ai temi trattati (Piergiorgio Giacchè, Raimondo Guarino, Cristina Valenti, Mimma Valentino) e organizzati intorno al contributo di numerosi artisti, appartenenti sia ai gruppi storici del Terzo Teatro sia alle stagioni successive della ricerca (nell’ordine, si sono avvicendati nella prima parte: Pino Di Buduo, Gabriele Vacis, Renzo Filippetti, Roberto Bacci, Armando Punzo, Clemente Tafuri, David Beronio, con la moderazione della curatrice; nella seconda, con il coordinamento di Oliviero Ponte di Pino: Beppe Chierichetti, Marco Martinelli, Ferruccio Merisi, Stefano Tè, Horacio Czertok). La giornata si è conclusa con una terza e ultima sessione dedicata… Continua a leggere

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FOCUS 3 | CANTIERI METICCI O DELLA NECESSITÀ DI SCATENARE TEMPESTE Work in progress sulle arti performative di matrice africana a Bologna

[di Laura Budriesi] Da diversi mesi partecipo alla realizzazione di un progetto di ricerca sugli aspetti performativi delle culture dei migranti africani a Bologna, sia in forma di intervista e ricerca scritta, che di documentazione video, in collaborazione con Giovanni Azzaroni (Dipartimento delle Arti – Università di Bologna) e Cristiana Natali (Dipartimento di Storia Cultura e Civiltà – Università di Bologna). «Scopo del progetto – secondo Azzaroni – dovrebbe essere non solo studiare e verificare come le culture dei migranti africani siano variate al contatto con quelle occidentali, ma anche come quelle occidentali si siano arricchite e modificate incontrando quelle africane. In altri termini io e l’altro devono diventare noi». «L’intento – aggiunge invece Cristiana Natali – è verificare in quali forme, attraverso quali canali e quali strategie, le arti performative di matrice africana abbiano trovato una ricezione nel panorama culturale e sociale bolognese e in quale misura abbiano contribuito a creare forme espressive composite. La ricerca prenderà in considerazione sia i lavori di artisti migranti di origine africana sia le proposte di artisti i quali, indipendentemente dalla loro provenienza, hanno fatto delle arti performative di matrice africana il proprio linguaggio espressivo. Particolare attenzione sarà riservata all’analisi di produzioni musicali, teatrali… Continua a leggere

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FOCUS 2 | “ORESTEA” DELLA SOCÌETAS RAFFAELLO SANZIO (2016-1995)

[di Roberta Ferraresi] Il focus di dicembre è dedicato a Orestea (una commedia organica?), spettacolo della Socìetas Raffaello Sanzio diretto da Romeo Castellucci. L’opera è un lavoro storico della compagnia – aveva debuttato nell’aprile 1995 al Fabbricone di Prato – ed è stata riallestita nel 2015 su commissione del Festival d’Automne à Paris, nel quadro di uno dei “ritratti d’artista” che ogni anno la manifestazione dedica ai maggiori esponenti della scena contemporanea internazionale. Un anno dopo, questo autunno, lo spettacolo è arrivato al debutto italiano, al Teatro Argentina di Roma, nel contesto di Romaeuropa Festival; purtroppo, per ragioni burocratiche, nelle repliche italiane il riallestimento di Orestea è andato in scena senza il terzo e ultimo atto, che corrisponde alle Eumenidi della trilogia eschilea. Per questo, il focus è diviso in tre parti distinte: prima, il racconto-recensione di Orestea (una commedia organica?) nella versione vista a Roma il 5 ottobre 2016; poi, un racconto a più voci – degli artisti della Socìetas e dei critici – che negli anni si sono intrecciate sul lavoro e permettono di rintracciare i bandoli del percorso della compagnia sulla questione dell’attore; infine, il focus si conclude con un tentativo di ricostruzione delle Eumenidi, sempre attraverso la… Continua a leggere

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FOCUS 1 | L’ETERNA STAGIONE DEI FESTIVAL

[di Silvia Mei] Con questo focus, che inaugura il nuovo progetto editoriale per il web di «Culture Teatrali», riuniamo differenti oggetti critici intorno alla programmazione proposta dai numerosi festival italiani nell’estate 2016. Nel concepirlo si è inteso tracciare linee di senso e sguardi analitici rispetto a fenomeni in atto riportati sull’offerta spettacolare vista, qui selezionata e riferita attraverso formati e linguaggi distinti. Il passaggio di Milo Rau, scrittore, giornalista, regista teatrale e cinematografico, è stato indubbiamente l’evento più significativo di questa estate festivaliera, confermandosi come uno dei registi della scena contemporanea più interessanti nonché il più “ricercato” dai teatri d’Europa. Si è preferito riservare uno spazio apposito al suo spettacolo Five Easy Pieces, arrivato in prima nazionale a Short Theatre di Roma, mentre abbiamo riunito in un medaglione tematico l’espressione più avanzata e ibrida del macrocosmo delle arti circensi, specola privilegiata di osservazione dell’attuale polverizzazione dei generi. Da qui la scelta di una scrittura che si confrontasse col formato recensione e un’osservazione dei fatti scenici con lenti e gradi diversi di prossimità. UN’ESTATE ITALIANA NON È UN TEATRO PER BAMBINI. “Five Easy Pieces” di Milo Rau LA SCENA DEL CIRCO CAMBIATO. Nuove frontiere dell’ibridazione artistica Continua a leggere

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