LA CRITICA, LA DANZA, IL CORAGGIO

[di Fabio Acca] Per condividere alcuni pensieri sulla critica[1], in particolare su come la critica dedicata alla danza contemporanea si è sviluppata nel dibattito italiano, partirei da alcune considerazioni che in parte intercettano anche quella condizione auto-etnografica che fa storia. Tale aspetto, lungi dal voler qui assumere un carattere autobiografico, non intende alimentare alcuna proiezione narcisistica personale, semmai una postura critica a cui effettivamente, credo, il sottoscritto ha contribuito negli anni, e che vuole illuminare una prospettiva di lavoro inter e trans disciplinare anche quando si tenta di riportare la danza nell’ambito di una propria specificità. Bisogna subito ricordare che la critica di danza in Italia, analogamente a quanto accade sul fronte della critica teatrale, conosce dalla fine degli anni Novanta un cambiamento profondo non solo per questioni di lettura del fatto scenico, legate al posizionamento stesso della danza in un mutato assetto disciplinare (Giannasca, 2021; Donati, 2021). La nuova danza italiana, come ho avuto modo di ricordare in altre occasioni (Acca, 2018; Acca, 2021), nasce ibrida, impura, “anfibia”. Va, cioè, inquadrata in un’ottica di ontologica contaminazione performativa, fin dalle sue stesse origini, che coincidono in parte con l’evoluzione del nuovo teatro tra la fine degli anni Settanta e il… Continua a leggere

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PERSI NEL NOSTRO NULLA. “S 62° 58’, W 60° 39” di Peeping Tom

[di Francesca Lombardi] La gigantesca carcassa di una barca si estende a pochi metri dal pubblico. È incagliata tra grossi massi di ghiaccio. All’orizzonte solo grigio, nebbia e uno sconfinato nulla. La poppa, composta da un piccolo spazio esterno, presenta solo un tavolino e un divanetto blu. Una luce calda si irradia dalle finestre della cabina interna, coperte da tendine bianche. Dalla mia comoda poltroncina rossa in platea osservo il quadro, talmente realistico da farmi venire voglia di alzarmi ed entrare in scena per toccare con mano la consistenza del terreno, aspettandomi di sentire i polpastrelli intorpidirsi a contatto con il gelo dell’iceberg. Rimango delusa, osservo meglio, è solo poliestere. S 62° 58’, W 60° 39’, l’ultima creazione della compagnia belga Peeping Tom, presentata alle Fonderie Limone nell’ambito dell’edizione 2023 di Torinodanza Festival, è un compendio del linguaggio e della poetica che Frank Chartier e Gabriela Carrizo portano avanti sin dalla prima trilogia, composta da Le Jardin, Le Salon e Le Sous Sol (2002-2007). Questi lavori, che raccontano la storia degli abitanti di una casa, dei loro desideri insoddisfatti e dei conflitti che scaturiscono dal rapporto con se stessi e con l’altro, sono caratterizzati da scenografie iperrealistiche, veri e propri… Continua a leggere

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LA DANZA CONTEMPORANEA IN SARDEGNA. Sguardi tra passato, presente e futuro dalla NID Platform 2023

[di Fabio Acca] Dal 30 agosto al 2 settembre 2023 la città di Cagliari ha ospitato la settima edizione della NID – New Italian Dance Platform. Un progetto dalla cadenza biennale, nato nel 2012 dalla condivisione d’intenti tra gli organismi della distribuzione della danza aderenti ad ADEP (Associazione Danza Esercizio e promozione) FEDERVIVO-AGIS e costituiti in RTO (Raggruppamento Temporaneo d’Operatori), la Direzione Generale Spettacolo del MiC e le Regioni di riferimento, con lo scopo di promuovere e sostenere una selezione in qualche modo rappresentativa della produzione italiana della danza contemporanea. Pur con un andamento che negli anni non sempre è riuscito ad allineare le aspettative dei tanti soggetti coinvolti, si tratta di una occasione per certi versi unica di scambio e dialogo tra artisti italiani e operatori del settore – nazionali e internazionali – intorno a quanto di più significativo si muove nel panorama nazionale della danza contemporanea. E questo grazie sia a una offerta di spettacoli e studi coreografici aperta alla convivenza di diversi linguaggi ed estetiche, sia alla proposta di tavoli tematici su argomenti di particolare rilievo. Tra questi ultimi, in occasione della NID cagliaritana, il “Focus Sardegna – Sguardi dal futuro”, curato da chi scrive: una fotografia… Continua a leggere

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IL CORPO E L’ARCHIVIO. Su “My body of coming forth by day” di Olivier Dubois

[di Francesca Lombardi]  Intorno al tappeto danza si ritrova un’ampia platea, raccolta nell’ambito dell’edizione 2023 di FisiKo! Festival internazionale di azioni cattive, a Santo Stefano di Magra (SP). Stanno tutti aspettando che lo spettacolo abbia inizio, che le luci si spengano e che il danzatore – «uno dei 25 migliori ballerini al mondo», come recita il foglio di sala – cominci finalmente a fare quello che deve. Fa molto caldo, i ventagli creano un tappeto sonoro leggero. La scena di My body of coming forth by day (solo creato già nel 2018 dal coreografo e danzatore francese Olivier Dubois ispirato al Libro dei Morti dell’Antico Egitto), spoglia, se non per un tavolino con appoggiato un computer, alcuni faldoni beige e tre sedie posizionate a fondo palco, non lascia appigli per comprendere a cosa stiamo per assistere. Dubois attraversa lo spazio scenico vestito con giacca, pantalone e camicia. Sorride affabile fumando in continuazione, quasi senza tregua. Si rivolge al pubblico in un italiano stentato, mischiato ad alcune parole in francese e a termini inglesi italianizzati. Offre sorridendo bicchieri di champagne. Saluta con due baci sulla guancia gli amici che sono venuti a vederlo presentandoli al pubblico. La temperatura in sala a… Continua a leggere

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“PASODOBLE” AL QUADRATO

[di Fabio Acca]  Partecipare a una performance di Cristina Rizzo, per le tante possibilità che nella sua ormai lunga carriera questa parola ha assunto rispetto alla rinegoziazione del concetto di spettacolo, significa misurarsi con una certa iconicità. Le sue creazioni, infatti, hanno la singolare capacità – che appartiene solo ai grandi artisti – di essere immediatamente riconoscibili e di condurre chi ne è testimone a quella particolarissima sintesi che traduce un patrimonio coreografico in una immagine mentale che si fa corpo. L’iconicità di cui stiamo parlando, però, non corrisponde mai in Rizzo a una retorica figurativa, piuttosto è il frutto di un’instancabile fame di futuro. Significa, cioè, fare i conti con il processo attraverso il quale tale immagine si condensa di volta in volta, con una insistenza anche scomoda e senza sconti, intorno a una partitura fisica imprevedibile, a una catena concettuale spiazzante o a una scrittura scenica assolutamente inconsueta. Paradossalmente, anche per staticità. È la stessa insistenza che muove un ricercatore verso l’oggetto del proprio interesse, verso la meraviglia della scoperta. Una ostinata perseveranza che può sembrare ai più un accanimento nei confronti delle logiche del tempo. Quel continuo picchiettio sul più indecifrabile dettaglio, quello stare sulle cose tanto… Continua a leggere

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FOCUS 5 | IN THE FRAME OF ÀMINA: ALESSANDRO CARBONI – Dalla Sardegna a New York, e ritorno

[di Fabio Acca] Alessandro Carboni è un artista visivo, performer, coreografo e ricercatore, la cui produzione artistica e concettuale ruota intorno alla complessa rete di corrispondenze e permutazioni che intercorrono tra lo spazio e i suoi elementi costitutivi (persone, luoghi, relazioni, significati) a partire dalla nozione di “cartografia”, intesa – secondo la definizione del vocabolario Treccani adottata dallo stesso Carboni – come «rappresentazione ridotta della superficie terrestre e dei fenomeni che su di essa si osservano e si svolgono»[1]. Attivo sulla scena italiana e internazionale dalla fine degli anni Novanta, si può dire appartenga alla generazione di artisti che risponde alle sollecitazioni del contemporaneo individuabili sempre più come territorio “anfibio” e di confine tra le arti. Un ambito in cui la scrittura scenica, spesso applicata anche al contesto urbano, diviene un efficacissimo campo di sperimentazione, facendosi portatrice di una dimensione ampia ed elastica del performativo senza tuttavia rinunciare a valori riconducibili anche a una sensibilità direttamente organica ai sistemi della coreografia e della danza[2]. In particolare, nei suoi progetti Carboni mette in campo vuoi «pratiche di embodiment, facendo del corpo lo strumento per ripercorre dinamiche dello spazio e componendo un archivio di materiali come fossero “reportage performativi”»[3], vuoi lo spazio… Continua a leggere

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UNO “SCENARIO” CORAGGIOSO Premio Scenario 2017 – Edizione del trentennale

[di Fabio Acca] La finale 2017 del Premio Scenario, svoltasi per la nona volta consecutiva a Santarcangelo di Romagna e ospitata dal 10 al 12 luglio al Teatro Lavatoio nell’ambito di Santarcangelo Festival, verrà sicuramente ricordata come una delle più significative degli ultimi anni. Non solo per la qualità delle 15 creazioni finaliste presentate, ma soprattutto per l’ammirevole impegno di tutti coloro che hanno lavorato a questa 16a edizione del trentennale. Uno sforzo a dir poco coraggioso, in tempi di “totale mancanza di qualsiasi attenzione alla creatività giovanile da parte di governi e partiti”, per citare uno stralcio dell’appassionata lettera indirizzata da Marco Baliani (presidente della giuria, nonché ideatore e fondatore del Premio Scenario nel 1987) alla comunità teatrale italiana all’indomani della finale santarcangiolese. È ormai storicamente assodato che il progetto Scenario ha avuto – e detiene tuttora – un ruolo determinante nel riconoscere, accompagnare e portare a una evidenza nazionale le migliori energie della giovane scena contemporanea italiana. Per stare solo alle edizioni del nuovo millennio, è sempre utile ricordare che da qui sono emersi numerosi artisti dell’attuale panorama nazionale della ricerca, tra cui, per menzionarne alcuni, Emma Dante, Davide Enia, Habillé d’Eau, Francesca Proia, Teatro Sotterraneo, Gianfranco Berardi,… Continua a leggere

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TANZMESSE 2016. Quando la danza italiana va in fiera

[di Fabio Acca] Nominiamola correttamente per ciò che è, per favore. l’Internationale Tanzmesse NRW 2016 di Düsseldorf non è propriamente un festival, semmai una fiera, la più importante manifestazione di questo tipo in Europa dedicata alla danza contemporanea. Con cadenza biennale e senza alcuna prescrizione di genere, tradizione o linguaggio, come appunto si addice all’implicito generalismo che muove simili progetti, la Tanzmesse quest’anno è arrivata alla sua undicesima edizione, raccogliendo durante i quattro giorni di fittissima programmazione (dal 31 agosto al 3 settembre 2016) i lavori e le creazioni di ben cinquanta artisti e compagnie provenienti da venticinque paesi di tutto il mondo, Italia compresa. Dal punto di vista di un osservatore italiano, l’impronta dichiaratamente fieristica della manifestazione, con i suoi forti addentellati commerciali, produce immediatamente, il più delle volte, un preventivo scetticismo, specialmente in chi si avvicina con una attenzione specifica ai valori culturali dell’arte e della ricerca. Tant’è che non poche significative realtà della scena europea contemporanea tendono a non (volere) essere presenti, spesso forse spinte da motivi ideologici o da un senso di non appartenenza a un contesto mirato principalmente a obiettivi di promozione e programmazione piuttosto che di scambio artistico. In realtà il programma ha anche una… Continua a leggere

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