FOCUS 5 | IN THE FRAME OF ÀMINA: ALESSANDRO CARBONI – Dalla Sardegna a New York, e ritorno

[di Fabio Acca] Alessandro Carboni è un artista visivo, performer, coreografo e ricercatore, la cui produzione artistica e concettuale ruota intorno alla complessa rete di corrispondenze e permutazioni che intercorrono tra lo spazio e i suoi elementi costitutivi (persone, luoghi, relazioni, significati) a partire dalla nozione di “cartografia”, intesa – secondo la definizione del vocabolario Treccani adottata dallo stesso Carboni – come «rappresentazione ridotta della superficie terrestre e dei fenomeni che su di essa si osservano e si svolgono»[1]. Attivo sulla scena italiana e internazionale dalla fine degli anni Novanta, si può dire appartenga alla generazione di artisti che risponde alle sollecitazioni del contemporaneo individuabili sempre più come territorio “anfibio” e di confine tra le arti. Un ambito in cui la scrittura scenica, spesso applicata anche al contesto urbano, diviene un efficacissimo campo di sperimentazione, facendosi portatrice di una dimensione ampia ed elastica del performativo senza tuttavia rinunciare a valori riconducibili anche a una sensibilità direttamente organica ai sistemi della coreografia e della danza[2]. In particolare, nei suoi progetti Carboni mette in campo vuoi «pratiche di embodiment, facendo del corpo lo strumento per ripercorre dinamiche dello spazio e componendo un archivio di materiali come fossero “reportage performativi”»[3], vuoi lo spazio… Continua a leggere

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A NEW YORK

[di Fabio Acca] La tappa di New York, nell’ottobre/novembre del 2019, costituisce per Carboni un importante momento di studio e di riflessione sugli aspetti fondanti la ricerca, ma anche di consolidamento progettuale, in ragione non solo degli incontri con luoghi e persone dell’ambito culturale cittadino, ma soprattutto per la necessaria qualità di sintesi dettata dall’esposizione insieme pubblica, teorica e performativa, realizzata dall’artista in alcuni momenti intermedi e a conclusione della residenza. Inizialmente Carboni si concentra sull’analisi delle strutture primarie e su come queste si collocano, nei prodromi della sua personale ricerca, in un contesto di elaborazione urbana, i cui esiti espone nel corso di una lecture alla New School (24 ottobre); poi a seguire approfondisce il lascito culturale della tradizione minimalista americana. L’oggetto di interesse verte, in particolare, sull’idea che tali forme innescano una relazione con lo spazio in funzione del loro posizionamento. Un principio che Carboni affronta anche in termini di indagine storica, in una full immersion di tre giorni, grazie alla consultazione presso il MoMA di materiali e documenti originali, realizzati in particolare in occasione della prima mostra minimalista, Primary Structures, nel 1966, al Jewish Museum di New York[1]. Se quello cartografico costituisce per Carboni un modello di… Continua a leggere

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IN SARDEGNA, IL RACCONTO DI UN ESPERIMENTO

[di Fabio Acca] È il 16 settembre del 2020. Arrivo nel pomeriggio alla Fattoria Alba, nei pressi di Guspini, nella Provincia del Medio Campidano. Mi attendono insieme alle persone coinvolte nel progetto Àmina, per un primo briefing con Alessandro Carboni. La fattoria è ancora un cantiere aperto. Fabio Atzeni, una cinquantina d’anni o poco meno, gestore pressoché unico, ci spiega che mancano ancora alcuni dettagli prima che possa veramente partire, e ci mostra subito con orgoglio alcuni ambienti già attrezzati per le attività didattiche, che qui significa, per esempio, molto concretamente, fare il formaggio. Infatti, la fattoria è pensata proprio per far conoscere meglio, soprattutto ai più giovani, ma non solo, in una dimensione pratica e partecipativa, le tradizioni legate al mondo agro-pastorale, al cibo, alla cucina tradizionale e, più in generale, al rapporto con la natura e l’ambiente. Fabio e Alessandro si conoscono da una vita, fin dai tempi della scuola. Militavano già venti anni fa, col musicista Danilo Conti, in O-Uroboros, una formazione artistica dedita alla sperimentazione dei linguaggi performativi. In uno dei loro primi lavori, Prometeo o viaggio nel regno del (non) ritorno (2001), Alessandro, imbiaccato come un maestro butoh, costruiva una partitura fisica isolazionista in uno… Continua a leggere

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