FOCUS 3 | CANTIERI METICCI O DELLA NECESSITÀ DI SCATENARE TEMPESTE Work in progress sulle arti performative di matrice africana a Bologna

[di Laura Budriesi]

Da diversi mesi partecipo alla realizzazione di un progetto di ricerca sugli aspetti performativi delle culture dei migranti africani a Bologna, sia in forma di intervista e ricerca scritta, che di documentazione video, in collaborazione con Giovanni Azzaroni (Dipartimento delle Arti – Università di Bologna) e Cristiana Natali (Dipartimento di Storia Cultura e Civiltà – Università di Bologna). «Scopo del progetto – secondo Azzaroni – dovrebbe essere non solo studiare e verificare come le culture dei migranti africani siano variate al contatto con quelle occidentali, ma anche come quelle occidentali si siano arricchite e modificate incontrando quelle africane. In altri termini io e l’altro devono diventare noi». «L’intento – aggiunge invece Cristiana Natali – è verificare in quali forme, attraverso quali canali e quali strategie, le arti performative di matrice africana abbiano trovato una ricezione nel panorama culturale e sociale bolognese e in quale misura abbiano contribuito a creare forme espressive composite. La ricerca prenderà in considerazione sia i lavori di artisti migranti di origine africana sia le proposte di artisti i quali, indipendentemente dalla loro provenienza, hanno fatto delle arti performative di matrice africana il proprio linguaggio espressivo. Particolare attenzione sarà riservata all’analisi di produzioni musicali, teatrali e coreutiche che intreccino linguaggi performativi di differenti provenienze e all’esame di contesti nei quali l’arte viene considerata uno strumento privilegiato per la costruzione di legami sociali e per il superamento di confini tra individui che vivono realtà profondamente diverse, come ad esempio laboratori teatrali in ambito carcerario, performance musicali di gruppi e associazioni di migranti».

Il focus intende essere da un lato una chiamata per studenti e studiosi di teatro, antropologia, cinema e musica interessati a indagare questi aspetti; dall’altro un approfondimento sul lavoro della compagnia Cantieri Meticci, in particolare sul percorso creativo in più tappe incentrato su La tempesta di Shakespeare, a cui seguono le interviste al regista-drammaturgo del gruppo, Pietro Floridia (realizzata in mia presenza da Alice Farneti), e quella curata da chi scrive a uno degli attori, Abrham Tesfai.

Cantieri Meticci, Laboratorio teatrale

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