OLTRE LE COLONNE D’ERCOLE La tempesta scritta sull’acqua di Cantieri Meticci

[di Laura Budriesi] Il viaggio verso l’Altro comincia sempre con una nave. Che sia una delle caravelle di Cristoforo Colombo? Oppure un vascello corsaro pieno di tesori? O forse è la nave con cui inizia La tempesta di Shakespeare che di qui a poco farà naufragio nei Caraibi, o a Lampedusa visto che viene da Algeri, grazie alle magie di Prospero o forse, visti i tempi e le rotte, potrebbe anche avere la stiva carica di migranti (Cantieri Meticci, Calibano). Una maschera da uomo-pesce, da uomo-animale. Uno degli oggetti di scena, una delle tecniche attoriali scelte per penetrare nel Calibano. Mi interessano le maschere, mi ispirano domande, mi ricordano l’Africa e la mia immersione nei suoi rituali, lo “spossessamento” che subiva il danzatore indossandola. Di “spossessamento”, di identità multipla, fragile o meticcia ci parlano anche le storie di vita reale dei giovani che danno vita al gruppo Cantieri Meticci, storie spesso nate sulle strade percorse dall’Africa, dall’Afghanistan, dall’Iran, dalla Cina, verso l’Italia. Anche di queste storie si nutre la drammaturgia dello spettacolo Calibano, presentato a luglio dello scorso anno a Bologna. Il protagonista è interpretato da un giovane attore migrante che indossa la maschera del pesce- mostro. Forse perché egli viene… Continua a leggere

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CANTIERI METICCI Dove migranti, rifugiati e italiani diventano «professionisti delle arti»

[di Laura Budriesi] Pietro Floridia è il regista di Cantieri Meticci, un gruppo particolare, un ensemble assai eterogeneo nato tre anni fa, dove migranti, rifugiati, richiedenti asilo si mischiano a italiani ed europei e i partecipanti provengono da molti paesi, tra cui Afghanistan, Belgio, Camerun, Cina, Nigeria, Pakistan, Russia, Eritrea. Gli attori sono «ragazzi incontrati per strada a cui viene data la possibilità di divenire professionisti delle arti», sottolinea Floridia. Il progetto prende forma nel 2005 nell’ambito delle attività della Compagnia del Teatro dell’Argine. Originariamente si chiamava Compagnia dei Rifugiati ed è nata come progetto laboratoriale, all’interno sia del Teatro ITC di San Lazzaro di Savena sia del Centro Interculturale Zonarelli: qui a poco a poco le lezioni di italiano si sono unite alla pratica teatrale. L’idea era quella di coinvolgere i rifugiati politici per riempiere un vuoto, quel periodo di tempo indefinito che loro trascorrono in attesa di ottenere un riconoscimento dallo Stato italiano. Il desiderio era, ed è, quello di far recitare chi a fare l’attore non aveva mai pensato, come la volontà politica è quella di far corrispondere teatro e polis. Una polis che oltretutto in questi anni ha cambiato notevolmente la sua composizione. Il gruppo nel… Continua a leggere

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FOCUS 3 | CANTIERI METICCI O DELLA NECESSITÀ DI SCATENARE TEMPESTE Work in progress sulle arti performative di matrice africana a Bologna

[di Laura Budriesi] Da diversi mesi partecipo alla realizzazione di un progetto di ricerca sugli aspetti performativi delle culture dei migranti africani a Bologna, sia in forma di intervista e ricerca scritta, che di documentazione video, in collaborazione con Giovanni Azzaroni (Dipartimento delle Arti – Università di Bologna) e Cristiana Natali (Dipartimento di Storia Cultura e Civiltà – Università di Bologna). «Scopo del progetto – secondo Azzaroni – dovrebbe essere non solo studiare e verificare come le culture dei migranti africani siano variate al contatto con quelle occidentali, ma anche come quelle occidentali si siano arricchite e modificate incontrando quelle africane. In altri termini io e l’altro devono diventare noi». «L’intento – aggiunge invece Cristiana Natali – è verificare in quali forme, attraverso quali canali e quali strategie, le arti performative di matrice africana abbiano trovato una ricezione nel panorama culturale e sociale bolognese e in quale misura abbiano contribuito a creare forme espressive composite. La ricerca prenderà in considerazione sia i lavori di artisti migranti di origine africana sia le proposte di artisti i quali, indipendentemente dalla loro provenienza, hanno fatto delle arti performative di matrice africana il proprio linguaggio espressivo. Particolare attenzione sarà riservata all’analisi di produzioni musicali, teatrali… Continua a leggere

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