CHIAMALA COL SUO NOME. Rileggendo “Come d’aria” di Ada D’Adamo

[di Francesca Sivo]   «Sei Daria. Sei D’aria. L’apostrofo ti trasforma in sostanza lieve e impalpabile. Nel tuo nome un destino che non ti fa creatura terrena, perché mai hai conosciuto la forza di gravità che ti chiama alla terra». Comincia così, con un raffinato gioco di parole, anticipato già dal titolo, il romanzo d’esordio di Ada D’Adamo, vincitore postumo del Premio Strega 2023: Come d’aria [pubblicato nella collana Scatti di Elliot Edizioni, n.d.r.]. Un gioco di parole che, come un fuso, sembra riavvolgere in un attimo tutto il filo del racconto di una vita sul crinale della poetica del nomen/omen tanto cara agli antichi, e torna a riproporsi uguale e diverso nel finale: in una sorta di Ringkomposition, che attribuisce nuova forma e nuova sostanza al concetto di identità come attraversamento ed “incorporazione” dell’altro da sé, concetto peraltro nodale nella semantica della danza e nell’ambito delle ricerche e degli studi condotti su questa disciplina così importante nell’universo vitale e letterario dell’autrice*. «Finirò col disciogliermi in te? Sono Ada. Sarò D’aria»: sono queste le ultime parole con cui si conclude la lettera-testamento che la scrittrice abruzzese indirizza alla sua unica figlia, Daria, consegnando insieme a quelle pagine, a lei che… Continua a leggere

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IL SENSO DELL’ALTROVE TRA POESIA E PERFORMANCE. Su “Cronicario” di Dario Tomasello

[di Annamaria Sapienza]   Che la Sicilia sia tra le terre più affascinanti e misteriose del Mediterraneo non è certo una rivelazione, ma che ogni città dell’isola rivendichi un’identità specifica in ogni suo aspetto meriterebbe un’attenzione particolare, ovvero, un’immersione nelle radici e nei trascorsi che distingue un luogo dall’altro con orgogliosa coscienza di sé. Tale principio costituisce la premessa alla lettura di Cronicario, poema d’esordio di Dario Tomasello (Marsilio, 2023), che si nutre di un’appartenenza territoriale e culturale che diventa volano dell’invenzione lirica. Da lungo tempo docente universitario prima di Letteratura Italiana e poi di Discipline dello Spettacolo, Dario Tomasello ha sempre unito la fascinazione letteraria agli studi teatrali, concentrati soprattutto sulla performance. In tale ambito occorre almeno citare la traduzione operata da Tomasello del manuale di Richard Schechner, Introduzione ai Performance Studies (CUE Press, 2018), che costituisce una guida ineludibile per questo filone di studi. Sullo stesso versante, ma con una curvatura opportunamente direzionata, lo studioso ha poi pubblicato il volume Playtelling. Performance narrative nell’Italia contemporanea (Marsilio, 2021) intercettando casi letterari nei quali la consistenza e l’efficacia della scrittura si realizza nel suo accadere, nel suo diventare suono e materia. La scelta di citare, tra i tanti contributi scientifici… Continua a leggere

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A proposito di Massimo Marino, “IL POETA D’ORO. IL GRAN TEATRO IMMAGINARIO DI GIULIANO SCABIA” (La casa Usher, 2023)

[di Marco De Marinis]   Quattro osservazioni preliminari Prima osservazione. Con questo lavoro di Massimo Marino siamo di fronte a un libro importante, che per la prima volta cerca di abbracciare l’intero lavoro di Giuliano Scabia, senza distinzioni nette fra teatro, poesia, narrativa e saggistica. Tutte queste diverse attività sono raccontate unitariamente all’insegna del Gran Teatro Immaginario di un poeta, il Poeta d’oro, che ci ha sempre tenuto a ribadire: «Sono prima di tutto uno scrittore» (p. 99). Si tratta certamente di un punto di partenza solido (arricchito com’è da uno splendido corredo iconografico, che include anche disegni e grafismi d’autore) per le ricerche dei futuri esploratori del pianeta Scabia. Seconda osservazione. Marino ha preferito il registro storico-narrativo a quello della testimonianza in prima persona, che pure avrebbe potuto adottare tranquillamente. Ho molto apprezzato questa scelta e lo sforzo che essa ha comportato in più sensi. Anche di fronte a esperienze teatrali che lo hanno visto coinvolto direttamente il narratore non dice quasi mai io ma piuttosto noi, anzi loro. Frasi come «gli studenti partecipanti, tra i quali il sottoscritto» o simili ricorrono spesso. Terza osservazione. La scelta di non fare le note (neppure quelle con i riferimenti bibliografici) è… Continua a leggere

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“IL TEATRO VENETO 1970-2000”. Il libro-archivio di Carlo Manfio

[di Simone Dragone]   È stato di recente dato alle stampe il poderoso volume di Carlo Manfio (1957-2016), figura poliedrica nel panorama teatrale e culturale del Veneto, dal titolo Il Teatro Veneto 1970-2000. Pubblicato postumo con la cura di Roberto Cuppone (nella collana “Laboratorio Olimpico / Atti” dell’Accademia Olimpica di Vicenza) si presenta come un’antologia del lavoro che la Regione Veneto e Arteven-Circuito teatrale del Veneto commissionarono a Manfio già nel 1996, per compiere un aggiornamento fino ai nostri giorni del saggio di Nicola Mangini, Il teatro veneto moderno (1992), che arrivava solo fino al 1970*. Il volume si apre con alcuni ricordi e testimonianze da parte delle istituzioni che hanno reso possibile la pubblicazione, tra cui Gaetano Thiene (presidente dell’Accademia Olimpica di Vicenza); Pierluca Donin (direttore di Arteven); Maria Ida Biggi, direttrice dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini, a cui sono stati donati la biblioteca e le carte a lui appartenute; Anna Olivier, consigliere con delega alla Cultura del Comune di Longarone, nella cui biblioteca comunale è stato costituito il Fondo Manfio, contenente svariati volumi appartenuti allo studioso veneto. Continua a leggere

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Presentazione del libro di Teresa Megale “TRA MARE E TERRA. COMMEDIA DELL’ARTE NELLA NAPOLI SPAGNOLA (1575-1656)”

[di Tomaso Montanari] Grazie a Teresa Megale per aver scritto questo libro, e grazie per avermi invitato a discuterlo. Sono molto felice di essere qua: a questo tavolo, in questo teatro e onorato dalla compagnia di coloro che siedono qui accanto a me. Io sono, come è stato appena ricordato, in fondo un abusivo, diciamo un clandestino, per usare una parola che ha poca fortuna di questi tempi, uno storico dell’arte, uno studioso di un’altra disciplina, una disciplina che per molti versi condivide non solo gli strumenti ma anche la sorte, vorrei dire la sorte sociale, all’interno dei ranghi dell’accademia, con le discipline dello spettacolo. Potremmo dire che in fondo la storia dello spettacolo riesce a essere ancora un po’ più cenerentola della storia dell’arte, con una gara fra cenerentole che tardi sono arrivate negli insegnamenti universitari e che però negli ultimi anni, con strumenti in parte affini, dimostrano di avere tutte le carte in regola per rimanere dentro le discipline storiche, e in un modo centrale. Naturalmente quando mi capita di leggere un libro come questo mi torna alla mente, l’ho detto in altre occasioni del genere, una frase che mi colpì molto proprio quando cominciavo a studiare la… Continua a leggere

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VUOTI DI MEMORIA E FILOLOGIA DEL QUASI. A proposito di Valentina Valentini, Nuovo Teatro Made In Italy 1963-2013

[di Marco De Marinis] Notte dopo notte dopo notte […] lavoro finché mi duole il cervello. Per arrivare all’esattezza perfetta. Per correggere il più infimo refuso in un testo che forse nessuno leggerà mai o che verrà mandato al macero il giorno dopo. L’esattezza. La santità dell’esattezza. Il rispetto di se stesso. […] L’Utopia significa semplicemente l’esattezza! (George Steiner, Il correttore [1992], Garzanti, 1992, p. 68)* Gli studi teatrali italiani non godono di buona salute, nonostante un’impressione di apparente floridezza quantitativa. Soprattutto quelli riguardanti la scena contemporanea, perché in questo caso emergono drammaticamente (è il caso di dirlo), molto più che per l’antico, tutti i limiti dovuti alla mancanza di rigore e di consapevolezza metodologica, cui si aggiungono spesso una conoscenza inadeguata dei fenomeni di cui ci si occupa e poca chiarezza nei criteri delle scelte operate. Quando poi a questi limiti, quasi costitutivi per l’appunto, si sommano ancor più oscure volontà di rimozione, le scelte rispondono anche a  spregevoli oltre che inspiegabili desideri di vendetta o rivalsa, e la mancanza di rigore diventa sciatteria sistematica, allora il risultato non può che essere davvero disastroso e da additare doverosamente alla pubblica disapprovazione. Purtroppo questo è il caso del volume di cui ci… Continua a leggere

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