A proposito di Massimo Marino, “IL POETA D’ORO. IL GRAN TEATRO IMMAGINARIO DI GIULIANO SCABIA” (La casa Usher, 2023)

[di Marco De Marinis]   Quattro osservazioni preliminari Prima osservazione. Con questo lavoro di Massimo Marino siamo di fronte a un libro importante, che per la prima volta cerca di abbracciare l’intero lavoro di Giuliano Scabia, senza distinzioni nette fra teatro, poesia, narrativa e saggistica. Tutte queste diverse attività sono raccontate unitariamente all’insegna del Gran Teatro Immaginario di un poeta, il Poeta d’oro, che ci ha sempre tenuto a ribadire: «Sono prima di tutto uno scrittore» (p. 99). Si tratta certamente di un punto di partenza solido (arricchito com’è da uno splendido corredo iconografico, che include anche disegni e grafismi d’autore) per le ricerche dei futuri esploratori del pianeta Scabia. Seconda osservazione. Marino ha preferito il registro storico-narrativo a quello della testimonianza in prima persona, che pure avrebbe potuto adottare tranquillamente. Ho molto apprezzato questa scelta e lo sforzo che essa ha comportato in più sensi. Anche di fronte a esperienze teatrali che lo hanno visto coinvolto direttamente il narratore non dice quasi mai io ma piuttosto noi, anzi loro. Frasi come «gli studenti partecipanti, tra i quali il sottoscritto» o simili ricorrono spesso. Terza osservazione. La scelta di non fare le note (neppure quelle con i riferimenti bibliografici) è… Continua a leggere

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PER GIULIANO SCABIA (1935-2021). Il lungo viaggio del “Teatro Vagante” fra terra e cielo

[di Marco De Marinis]   Giuliano Scabia è scomparso ieri mattina (21 maggio) a Firenze (dove viveva da molto tempo) all’età di quasi 86 anni. Li avrebbe compiuti fra qualche mese, essendo nato a Padova il 18 luglio 1935. Poeta, drammaturgo, romanziere, regista, docente universitario, Scabia rappresenta una delle figure di punta della cultura italiana del secondo Novecento, con una militanza ininterrotta sotto le insegne del nuovo ma, nello stesso tempo, in ascolto continuo e profondo delle tradizioni e delle memorie, alte e basse, colte e popolari, come il capostipite conterraneo Angelo Beolco detto il Ruzante, a cui viene spontaneo accostarlo a dispetto della distanza temporale. L’esordio lo vede militare nel Gruppo 63, collaborare con Luigi Nono ed Emilio Vedova, suoi maestri veneziani, esordire nel 1965 con Carlo Quartucci alla Biennale del Teatro, collaborare alla stesura del manifesto sul Nuovo Teatro presentato al celebre Convegno di Ivrea nel 1967.Oggi, nel momento del dolore e del rimpianto, per onorarne tempestivamente la memoria, mi piace riportare alcuni frammenti delle riflessioni sul suo lavoro teatrale da me prodotte nel corso degli anni.   I. Pur essendo arrivato relativamente tardi al teatro, e comunque qualche anno dopo rispetto agli altri protagonisti della generazione dei… Continua a leggere

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