I primi due frammenti che avete visto sono tratti da Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa e l’ultimo (con il copricapo di piume) è estratto da Corcovado.
I lavori nascono da 58°Parallelo Nord, un progetto da me ideato grazie agli stimoli e all’impulso di Eugenio Barba, e prodotto dal Nordisk Teaterlaboratorium e dalla Gitiesse Artisti Riuniti.
In 58°Parallelo Nord ho riunito, in una sorta di agone creativo, alcuni artisti anche molto diversi tra di loro in un processo di creazione comune in cui ogni sessione di lavoro sui materiali performativi composti era diretta da un diverso regista/coreografo, generando in tal modo una spirale, una migrazione continua dei materiali creati che si riverberavano e si trasformavano, confluendo così in un progetto di “opera comune”.
A un certo punto però, è stato impossibile indulgere nell’esperimento e tenere insieme le diverse visioni sulle direzioni da imprimere alla creazione collettiva; così il lavoro è sfociato in due distinte formalizzazioni sceniche, da una parte Una giornata qualunque del danzatore Gregorio Samsa, drammaturgia e regia di Eugenio Barba, Julia Varley e Lorenzo Gleijeses; dall’altra Corcovado, performance diretta da Luigi de Angelis e Michele Di Stefano. Le musiche di tutto il progetto sono composte ed eseguite dal vivo da Mirto Baliani, mio principale collaboratore in 58°Parallelo Nord, e responsabile di ogni diramazione sonora e tecnica del progetto.
I mattoncini che costituiscono le due creazioni, l’alfabeto e le lettere che compongono la sintassi dei due lavori che avete visto sono le azioni e le micro-coreografie create con Michele Di Stefano e Biagio Caravano di MK. I materiali costitutivi delle due performance sono quindi identici, ma come avete potuto vedere, sono stati declinati in modo totalmente diverso: da Eugenio e Julia in uno spettacolo sul mondo di Kafka, una riflessione meta-teatrale su come e quando la ripetizione può diventare un valore aggiunto; con de Angelis-Di Stefano il tutto confluisce invece in una performance panica, una teoria di esperimenti aperti al pubblico volti a minare continuamente le possibilità dell’interprete di ritrovarsi in uno schema prestabilito.
Tutto questo è nato grazie a Eugenio, che ci ha dato un primo gettone di produzione, e spinto ad organizzare all’Odin la prima residenza di 58°Parallelo Nord (che non a caso prende il nome dal parallelo di Holstebro); tutto è nato grazie alla sua visione “terzo-teatrale”, alla sua voglia di aggregare, di dare un rifugio ai naviganti del Terzo Teatro, o a chi non è del Terzo Teatro, che appartiene magari ad altre derive della sperimentazione artistica e che spesso non riesce a orientarsi nelle dinamiche produttive del teatro di oggi.
Da 15 anni lavoro dapprima con Julia e poi, in seguito, anche con Eugenio.
Una delle lezioni più importanti che ho avuto modo di toccare con mano in questi anni è la generosità con cui sono stato accolto, lo strenuo lavoro e la fede di Eugenio e dell’Odin nella costruzione di ponti di collegamento verso le altre “isole galleggianti” che costituiscono l’arcipelago del Terzo Teatro (e del teatro in generale).
Lorenzo Glejeses