L’HAMLET SENSIBILE DI LENZ. Quando gli spettri nascosti escono dai margini

[di Natascha Mengozzi Scannapieco] «Dove c’è un limite, una negazione della conformità, dove c’è oscurità c’è una potenza superiore, anche linguistica». Cosi Maria Federica Maestri, in occasione di una lectio rivolta agli studenti dell’Università di Parma del marzo scorso, motivava la scelta di lavorare con attori e attrici con disabilità fisiche e/o psichiche. Secondo Lenz Fondazione, la vera caratteristica di questi performer non è la loro disabilità ma piuttosto una rara sensibilità verso il mondo; da qui la scelta lessicale di definire i propri interpreti attori sensibili: Iniziamo con la scelta di una denominazione sufficientemente rappresentativa: attore sensibile. Non che gli attori normalmente dotati siano insensibili ma questi quattro anni di esperienza, a contatto con questi nuovi attori, mi hanno fatto propendere per una definizione che sottolinea la loro caratteristica fondamentale: la maggiore sensibilità verso ogni aspetto della vita e delle relazioni umane. Non sono insensibili a niente anche quando sembrano interrompere ogni forma di comunicazione. […] ecco quindi, che attore sensibile può sostituire efficacemente altre formulazioni più attinenti al campo scientifico-pedagogico come: disabili intellettivi o fisici, diversamente abili, con abilità differenti, diversi (Pititto, 2002: 2) Tratto identitario di Lenz, che da anni conduce nel parmense laboratori rivolti a persone… Continua a leggere

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